Dall’amore per la Allman Brothers Band alla scoperta di Fabrizio De Andrè e Vinicio Capossela, dai solchi di Déjà Vu di CSNY alle note dolenti di Gianmaria Testa e Tom Waits, dalla passione sconfinata per letteratura e cinema al richiamo di blues, rock e derivati. Tutte le anime di Umberto Poli fanno rima con ricerca, contaminazione, novità e sperimentazione costante: così come i suoi gruppi, i suoi progetti, i suoi spettacoli.
Il folk, il blues e il rock più sperimentale incontrano, si mescolano, prendono letteralmente a schiaffi la lingua italiana e le moltiplici sfumature del dialetto di Torino e provincia. Grama Tera è un disco di canzoni originali e tradizionali ma, ancor prima, un progetto in cui le corde, gli effetti e le suggestioni sonore di Umberto Poli si fondono a meraviglia con le storie senza tempo del cantautore Ricky Avataneo. Ad emergere da questo connubio è un amalgama compatto ed evocativo che - sulla scia di Woody Guthrie, Johnny Cash, Bob Dylan, Nick Cave, Mark Lanegan, Ry Cooder, Rhiannon Giddens e molti altri riferimenti illustri - tratteggia con immediatezza paesaggi in grado di spaziare dalle piole del Monferrato alle montagne di Valsusa e Val d’Aosta, dalle risaie del vercellese ai juke joint del Mississippi. Ascoltare per credere!
La band, originaria di Torino e formata da Camilla Maina (voce, viola), Umberto Poli (chitarre), Gianfranco Nasso (basso), Maurizio Spandre (piano & Hammond) e Stefano Prezzi (batteria e percussioni), si è distinta, dal dicembre 2014 al febbraio 2022, per suono e capacità compositive, dimostrando di aver raggiunto pienamente quell’identità che nelle prime produzioni iniziava a delinearsi, tanto da creare un grande interesse nel numeroso pubblico.
Morning Songs & Midnight Lullabies è la summa di queste esperienze, e nelle 11 composizioni originali - che mescolano sapientemente blues, rock, soul, pop e canzone d’autore - emerge la cifra stilistica riconoscibile come marchio di fabbrica del gruppo, tanto da poter vantare, per merito di A-Z Blues, la presenza di un ospite d’eccezione quale Luther Dickinson (North Mississippi Allstars, The Black Crowes, John Hiatt, The Word, ecc.), a cui si affiancano nomi illustri come quello dell'armonicista Fabrizio Poggi (candidato ai Grammy Awards 2018) e della giovane arpista e cantante Cecilia (Max Gazzè).
Nel gennaio 2021, il gruppo ha vinto il primo premio del concorso Tieni il palco con il videoclip del singolo Stones in My Pocket (regia: Francesco Mori).
Leonardo Laviano Voce, chitarre acustiche
Umberto Poli Chitarre acustiche ed elettriche, cigar box
Jacopo Tomatis Mandolini, sintetizzatori, giocattoli
Flavio Rubatto Theremin, sintetizzatori, harmonium, percussioni
Alan Brunetta Marimbe, vibrafoni, glockenspiel, percussioni
Lastanzadigreta esiste più o meno dal 2009 e, da allora, porta le sue bizzarre canzoni in giro per l’Italia. Umberto ne è stato cofondatore e membro fino al 2022. Nel 2017 il primo album del gruppo, Creature selvagge, ha vinto la Targa Tenco per la Miglior Opera Prima, scelto tra centinaia di titoli da una giuria di 200 critici musicali. A inizio 2021 è uscito il suo secondo disco, Macchine inutili, realizzato con il sostegno di MiBACT e di SIAE nell’ambito del programma “Per chi crea”.
Giacomo Aime: chitarra acustica, armonica, voce
Umberto Poli: chitarra acustica, dobro, mandolino, weissenborn
Flavio Rubatto: percussioni, theremin, rhodes, didjeridoo
Musica, storie, suoni reali e surreali, voci, e poi ancora cavalieri al galoppo, aquiloni, aeroplani, api ronzanti e amori che non conoscono l’incedere del tempo: i Giacomo Aime & The Bluedogs, trio torinese nato nel 2011 e alfiere di un sound che strizza l’occhio alla California degli anni ‘70 (CSN&Y su tutti), al blues e alla migliore tradizione cantautorale italiana (Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti, Edoardo Bennato), sono questo e molto altro ancora. Ogni loro concerto si trasforma in un viaggio nel mondo dell’immaginario, un delicato percorso fatto di personaggi e poesia, le cui trame sonore sono armoniosamente rappresentate dal perfetto connubio di chitarre acustiche, dobro, weissenborn, armonica, percussioni, didjeridoo e theremin. Nel marzo 2015 è uscito il loro primo disco, Muovono le nuvole.
Uno, nessuno, centomila Lou... perchè, nell’ambito del variegato universo rock, basta il suo soprannome per identificare il “transformer” Lewis Allan Reed: l’unico, inimitabile poeta urbano, cantante e autore di capolavori come Heroin, Walk On The Wild Side, Sword of Damocles, nonché leader indiscusso dei leggendari Velvet Underground. Con Reed per la prima volta fanno la loro comparsa tra i versi del songwriting a stelle e strisce drogati, travestiti, prostitute e delinquenti metropolitani ed è grazie a lui se le canzoni dell’album The Velvet Underground & Nico, simboleggiato dall’iconica banana di Andy Warhol, diventeranno con il passare del tempo alcune fra le pietre miliari più fulgide della musica del ‘900. Il giornalista Christian Amadeo, assieme alle chitarre di Umberto Poli e alla voce di Anna Forloni, ci guida alla riscoperta di questi diamanti allo stato grezzo attraverso aneddoti, ricordi e parole sotto forma di un originale reading sonorizzato che rientra, ça va sans dire, proprio sotto il nome di “Lou”.
My girl, my girl, don't lie to me
Tell me where did you sleep last night
In the pines, in the pines
Where the sun don't ever shine
I would shiver the whole night through
Leadbelly, In The Pines
Il sogno con la maiuscola, quel Sogno americano che più ha saturato i nostri sensi e le nostre menti. E le canzoni, che sono state spesso capaci di cantarne il lato (o)scuro, senza sconti e senza paura. Murder ballads, folk songs, grandi classici, classici minori e brani dimenticati: I Had a Dream è un’indagine in musica che nasce nel profondo Sud degli Stati Uniti e che - attraverso la riscoperta della voce di menestrelli e crooner - si dipana gradualmente in tutto il mondo (Italia compresa) arrivando, di decennio in decennio, epoca dopo epoca, fino ai giorni nostri. Il programma, anzi, l’itinerario dello spettacolo intesse una storia tra le storie, gettando un fascio di luce tra gli aneddoti, le leggende, gli omicidi, i fatti di cronaca, i disastri, le curiosità, le strade e le città di quei vagabondi e viaggiatori alla ricerca - come cantava Tom Waits - dei propri fantasmi del sabato sera… che altro non sono se non le piccole e grandi illusioni di tutti i giorni, tanto irresistibili quanto effimere.
All the leaves are brown
And the sky is gray
I've been for a walk
On a winter's day
I'd be safe and warm
If I was in L.A.
California dreamin'
On such a winter's day
The Mamas & the Papas, California Dreamin’
Quentin Tarantino e il suo cinema, da sempre, giocano sulla frequenza di brani e artisti leggendari. Anche per il suo ultimo capolavoro, C’era una volta a... Hollywood (2019), il regista ha allestito una soundtrack di tutto rispetto, un viaggio sonoro che sfreccia rombando a bordo di una Cadillac fiammante mentre alla radio passa la chitarra malinconica di José Feliciano. Ogni scena del film si adatta alla musica, come fosse un inno a quel caldo 1969. Roy Head, Chad & Jeremy oppure ancora - tra i tanti - Joe Cocker, Rolling Stones, Aretha Franklin, Deep Purple. Insomma, un cast stellare, a guidare storie, fatti, personaggi veri e inventati: un caleidoscopico universo, questo, che Gigi Giancursi, Umberto Poli e Orlando Manfredi si propongono di portare in scena in maniera originale, dinamica, a tratti adrenalinica. Le sonorità sono quelle di una casa di bambola - ben lontane, dunque, dalla scena psichedelica o dai germi del nascente hard rock dell’epoca. La scaletta dello spettacolo conduce l’ascoltatore in una narrazione sul confine incerto tra Bene e Male, seguendo le tracce di uno dei più disturbanti e discussi massacri della storia: quello di Cielo Drive, ad opera della Manson Family. Una tragedia che, a pochi giorni dall'inizio del leggendario festival di Woodstock, sancisce, di fatto, la fine del sogno hippy e dei figli dei fiori.
Performance per trio di musicisti,
voce di attore e pubblico
Alberto Barbi: voce, storie
Giacomo Aime: voce, chitarra
Umberto Poli: chitarre, mandolino, effetti
Flavio Rubatto: pelli, diavolerie elettroniche, theremin
Fra strumenti veri e di recupero, fra corde, pelli, glockenspiel, effetti e tante altre - talvolta bizzarre, talvolta complicate, sempre affascinanti - diavolerie elettroniche, Bestiacce! è al tempo stesso un reading, un cantiere creativo e una performance per trio di funambolici polistrumentisti e voce di attore, in cui il pubblico è pensato a tutti gli effetti come presenza attiva e fondamentale dello show. Liberamente ispirato al libro omonimo di Pino Pace e Giorgio Sommacal, edito da EDT, Bestiacce! è uno spettacolo letterario-musicale la cui anima pulsa a ritmo di improvvisazione.
Il Libro
Bestiacce! (EDT-Giralangolo, 2010) è il quaderno delle osservazioni, degli schizzi, disegni e fotografie del Professor Pico Pane e di Sam Colam riportato dai loro viaggi di esplorazione alla scoperta di animali che nessuno ha mai visto. I due sono andati nelle foreste più buie, hanno mangiato le peggiori schifezze, hanno sentito antichi racconti che durano ore senza mai addormentarsi. E hanno prodotto questo eccezionale documento popolato di camellule, squatti, mucchiocciole, elefalchi e rinocerocchi: nel più puro stile “carnet de voyage”, le pagine smangiucchiate e pasticciate restituiscono lo spassoso racconto delle avventure dei due esploratori, arricchito da mappe di luoghi impossibili e affiancato dal vivido disegno dell’animale di volta in volta incontrato.